Come creare un vintage small business

Come creare un vintage small business

Ma buongiorno!
Negli ultimi tre anni il mondo dell’abbigliamento ha dovuto fare i conti con una grande influenza retró dettata dai trend ispirati all’estetica degli anni 70’-80’ e soprattutto 90’,così le persone hanno iniziato a tuffarsi sempre di più nei banchi dell’usato dei mercati rionali o hanno riscoperto il piacere di passeggiare tra le vie dei mercatini vintage.

Oltre al trend che è passeggeo,c’è anche l’aspetto ecologico, comprare abbigliamento usato infatti è un modo molto facile e diretto per diminuire l’impatto ambientale dell’industria tessile (Che è il secondo settore più inquinante del Pianeta) ed è anche una maniera coinvolgente e divertente di creare nuovi stili con capi unici e non prodotti sfruttando risorse e forza lavoro.

Quindi la crescita esponenziale di questo settore ha dato la possibilità a molte persone di lanciarsi in una nuova avventura professionale basata sul commercio di capi vintage o, ancora meglio, sull’ upcycling di vestiti usati , creando veri e propri brand e linee di abbigliamento rivisitato a mano in edizione limitata.

Purtroppo però ad alcune leggi di mercato non si scappa, la grande domanda ha fatto alzare i prezzi di tutta la catena dell’usato , acquistare alcuni capi vintage non è più un mezzo per pagarli meno ma è quasi un lusso, i fornitori dividono per brand - colore - taglia e condizioni qualsiasi vestito , questo si trasforma in prezzi d’acquisto più alti che con un effetto domino arrivano a far aumentare il costo finale .

E allora come posso creare un mio small business di vendita e/o personalizzazione di capi usati rendendoli però accessibili economicamente a tante persone?

“La domanda mi devasta” direbbe Zerocalcare , io invece sono qui per aiutarti passo passo alla realizzazione del tuo sogno nel cassetto, questa guida infatti nasce dai continui messaggi ricevuti su Instagram in cui mi chiedete consigli o opinioni su come intraprendere una strada simile alla mia , quindi ora mi “Aranzullo” e vi do alcuni informazioni  utili.

In questa guida analizzeremo tre punti fondamentali per la creazione di una rivendita o brand di vintage/Second hand che sono :

-La selezione

-La realizzazione di capi custom

-La vendita ed il profitto

Ora prendete le forbici dalla punta arrotondata e seguitemi !

1.LA SELEZIONE Quando si decide di vendere abbigliamento usato la prima importante domanda che dobbiamo farci è :

“ Dove compro i capi da rivendere ?”

Inizia così una spasmodica ricerca su Google a caccia del miglior fornitore e ,attenzione attenzione , scopriamo che la crescente domanda ha fatto salire vertiginosamente i prezzi, quindi vi trovate davanti ad un bivio ,Comprare ugualmente e rivendere a cifre più alte oppure cercare a prezzi più bassi nei mercati locali senza però avere la costanza della fornitura. Quindi cosa facciamo?

-CAMBIAMO SELEZIONE

Sí esatto, scegliamo capi diversi che possiamo trovare con costanza e che non sono di top brand inflazionati ma che comunque rispettano gli stessi standard di qualità e di fit. Ad esempio il Levi’s 501 vintage ,dai maggiori fornitori , costa una cifra che ci obbliga a rivenderlo sui 35-40€, invece selezionando semplicemente un jeans vintage a vita alta in denim (non in elastene) di una qualsiasi marca a caso ma con lo stesso fit e la stessa resistenza ai lavaggi,otteniamo la possibilità di rivenderlo a circa 15-20€ aumentando così il nostro bacino d’utenza e rendendo questo tipo di stile accessibile a chi non può spendere 35-40€ per un pantalone.

2.LA REALIZZAZIONE DI CAPI CUSTOM

Per distinguerti dagli altri competitor hai deciso di provare a rendere unici i capi del tuo shop, quindi ti armi di colori e pennelli e ti lanci nel favoloso mondo dell’upcycling, ti siedi nella tua postazione di lavoro ed inizi a disegnare/cucire/modificare ma ,una volta finito il capo,non sai che prezzo finale dargli.

All’inizio si tende o a vendere sottoprezzo le proprie ore di lavoro oppure a chiedere una cifra spropositata che scoraggia la clientela. Questa fase è assolutamente normale perché l’esperienza ti aiuterà a capire come gestire tutte le fasi creative,io però ti metto a disposizione una serie di passaggi da seguire che ti permetteranno di realizzare capi unici a prezzi competitivi ed accessibili,vediamola insieme :

-Utilizza materie prime di scarto

Ad esempio non comprare t-shirt appositamente per candeggiarle ma utilizza capi macchiati o scoloriti che spesso i fornitori regalano, riutilizza tessuti tagliati da modifiche precedenti per realizzare toppe e,cosa fondamentale , prima di comprare nuove forniture cerca di eliminare il tuo invenduto (come ad esempio con il Tye-die).

-Raggruppa e dividi i capi per tipo di lavorazione

Non è assolutamente sostenibile acquistare un flacone di candeggina per modificare 2 maglie che poi verranno lavate in lavatrice consumando ulteriore acqua ed energia,prendi delle scatole e riempile con i vestiti divisi per lavorazione ed inizia a modificarli solo quando hanno raggiunto una cifra pari o superiore a 10,così riduci l’impatto ambientale ed abbatti i costi di produzione (che ti permetteranno di tenere il prezzo finale più basso).

-Pensa prima al prezzo di vendita ed informati sull’offerta

Questo vuol dire che se vuoi realizzare un pantalone che con una lavorazione simile, altri negozi vendono ad una cifra ipotetica di 50€, dovrai trovare il modo di non sforare più di tanto quella cifra. Capire il prezzo finale ti aiuta anche a programmare con accuratezza quante ore del tuo lavoro ha senso investire e quante materie prime acquistare.Ricorda che non tutte le cose vengono bene al primo tentativo,quindi non scoraggiarti e prova nuove strade per realizzare lo stesso prodotto.

-Sii il cambiamento che vuoi nel mondo dell’abbigliamento

Gandhi mi perdonerà se ho riadattato una sua citazione ma ,scherzi a parte, pensa a ciò che ti esclude in determinati ambiti del mondo dell’abbigliamento e prova a lavorare per dare la possibilità a tutte le persone di indossare una tua creazione. Un suggerimento è quello di lavorare su capi molto piccoli e molto grossi che solitamente sono dimenticati per questione di branding ,ricorda che i corpi sono tutti unici e non possono essere divisi in poche categorie quindi trova il modo di rendere un tuo capo adattabile ad un range abbastanza ampio di fisici.

3.LA VENDITA ED IL PROFITTO

Siamo arrivati alla fase finale della nostra guida e quindi ti rispondo a quella domanda che in realtà volevi farmi già da quando hai cliccato sul link in bio al mio profilo Instagram che ti ha aperto questo blog:

“A QUANTO DEVO VENDERE I MIEI CAPI?”.

Ti farò un ragionamento articolato che si concluderà con “Devi deciderlo te”,perché devi tenere conto di due grandi aspetti che sono quello economico e quello etico.

Nella parte economica devi gestire tutte le spese che affronti mensilmente, però devi anche capire che una singola camicia non ti pagherà l’affitto del garage che usi come magazzino,la corrente,le materie prime,il plateatico e tutti gli altri costi di gestione.Quindi i tuoi capi,a meno che non abbiano una lavorazione unica nel suo genere e delle materie prime introvabili, se li vendi a prezzi elevati resteranno invenduti ,oppure le vendite sporadiche non ti aiuteranno a coprire tutte le spese. Prova invece ad attuare una buona strategia di marketing che ti esponga ad un bacino d’utenza più elevato in modo da vendere più prodotti ad un prezzo minore,eviterai così scarti e spese superflue che si tradurranno in soldini in meno da spendere per la tua attività.

Il discorso etico invece é individuale (Anche se secondo me dovrebbe esserci una morale collettiva che spinga a comportarci tuttə in determinate maniere) ed è il più difficile da affrontare. Non dovete mai dimenticarvi che vendere vestiti usati vuol dire anche offrire un servizio alla comunità che vi circonda, una t-shirt a 5€ potrebbe essere il divertimento domenicale di una persona senza problemi economici oppure l’opportunità di indossare qualcosa di unico per chi non può permettersi stili e brand diversi.

Per questo è fondamentale pianificare fin dall’inizio le spese ,in modo da non trovarvi quasi obbligatə a vendere i vostri capi ad un prezzo eccessivo a causa degli elevati costi.

Per questo il prezzo finale lo deciderai te,sarà il risultato del tuo lavoro,della tua comunicazione e della tua politica di vendita.

Adesso hai un piccolo aiuto in più per iniziare ad intraprendere la tua attività ,ricorda però che anche il Vintage ed il Custom possono essere non sostenibili se trattati come semplici prodotti di consumo,quindi agisci consapevolmente.

Non mi resta che augurarti buona fortuna per la tua nuova avventura !

Sappi che per qualsiasi informazione o consiglio in più puoi scrivermi su Instagram.

Con affetto,

Il Barone - Federico Ostuni.

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